18 aprile 2013

Smettere di allattare

Come e quando smettere di allattare?
Bel dilemma.
Acciuga ha 10 mesi e mezzo e in cuor mio sento che l'esperienza dell'allattamento per noi sta giungendo al capolinea. E' stato bello ma "CIAO TETTA!"
Lo dico con sentimenti contrastanti, tra un soffio di dispiacere e un po' di sollievo.
Acciuga mangia la pappa, i biscotti, la  frutta, lo jogurt... la poppa per lui non è più associata a pappa (pasto) da un pezzo, ma riveste ormai una coccola intima e rassicurante che cerca (o sono io a cercarla?!ops) ogni tanto.
In media una volta al giorno.
Acciuga non associa l'allattamento all'addormentamento, per fortuna. Si addormenta, quando ha voglia, anche in braccio al babbo o ai nonni o a chi lo ninna.
L'allattamento non seda più i suoi risvegli notturni. Canta...e continua a cantare anche se gli metti la tetta in bocca, per capirsi.
E allora perchè non continuare quando gli va, o meglio quando ci va, in questa preziosa comunicazione?
Tre sono stati gli eventi scatenanto che mi hanno fatto decidere che è l'ora di smettere.

  • 1) Acciuga improvvisamente ha iniziato a prendere il latte artificiale con il biberon, e di gusto. Finora non ne voleva sapere, non riusciva a ciucciare.Prima di addormentarsi la sera si scola 200g di latte la sera in cinque minuti scarsi e poi crolla in braccio al babbo, a patto che non veda me e le mie tette nel raggio di qualche metro. Io nel frattempo posso dedicarmi ad altro: tipo addormentare la Birby leggendole un libro. Mentre prima lei, poverella, si addormentava sul divano mentre io davo la poppa (e stava attaccato nell'ultimo periodo anche un'ora) al piccino.
  • 2) Acciuga mi ha morso, ripetutamente e in più occasioni il capezzolo. Esperienza dolorosissima e quasi impensabile visto che il mio piccolo è mono-dente. Io lo attacco e lui sorride con gli occhi, e zac un morso, si tira su e ride. Poi non si riattacca più.
  • 3) Acciuga non mi cerca più come prima, o meglio non cerca la poppa. Spesso lo attacco io per comodità, quando ad esempio si sveglia troppo presto, per restare ancora un po' sotto le coperte(leggette un sotterraneo dispiacere)
 
Sedati solo in parte i sensi di colpa della mammadotatadilattechedecidedismetterescientemente prima dei 1000 giorni indicati dalla pubblicità (1000giorni sono tre anni, roba da pazzi!) ora viene il secondo problema:
Come si fa a smettere?
Ho trovato tante info su come continuare ma nessuna su questo tema.
Pensavo di non attaccarlo più e punto. Magari associando questo al fatto di far addormentare il pupo per qualche giorno sempre al babbo.
Poi che accade a me?
E' vero che ormai allatto solo una volta al giorno ma  ho sentito parlare di ingorghi, dolori...
Che fare?
Chiaramente cerco consigli.

06 marzo 2013

Un si dorme


Post dalla qualità mediocre con unico scopo quello di informarvi del motivo della mia assenza dal blog, nonchè cercare un po' di compassione e appoggio tra "colleghe".

"Un si dorme e l' è dura" ve lo scrivo alla toscana che rende meglio l'idea.

Stanotte sono stata sveglia dalle 1.38 alle 4.12.
Stanotte come tante, troppe, notti ultimamente.

Alle 7.00 chiaramente si è svegliata Birbina  che dormiva ininterrottamente dalle 21.

Io che ho soprannominato mia figlia Birbina-dodici-ore-di-sonno-filato-dai-40-giorni, con Acciuga sto scontando la pena.
In compenso Acciuga mangia, a differenza di Birbina alla sua età, anzi lui lecca pure le pentole.
 
Non si può avere tutto dalla vita, questo è vero, ma la una giusta via di mezzo sarebbe salutare.

Il signorino alterna rare notti di sonno filato, in cui tiriamo un sospiro di sollievo, a frequenti notti con risvegli notturni, lunghi, lunghissimi.
Certe volte rimane silenzioso solo se lo allatto, certe volte neppure la tetta frena la sua voglia di cantare.
Così finisce che, come stanotte, per evitare di svegliare marito, figlia, vicini, sono andata in salotto... e lui alle tre di notte se ne è stato una mezz'ora a giocare in penombra nel box cantando.Mentre io, fissavo il vuoto.
E ride pure, il volpino.
 
Le spiegazioni si sprecano, chi non vuol dire la sua alzi la mano.
Saranno i denti, l'età, la temperatura, forse sente il tempo, avrà dormito troppo di giorno (ma quando mai!). Saranno le configurazioni astrali, aggiungo io.

Fatto sta che non dormendo, il giorno IO non vivo, ma sopravvivo.

Perchè io oltre a non dormire e dover gestire due bambini e la casa, sono tornata al lavoro e dunque devo pure cercare di concentrarmi.
Chiaramente vena creativa a livello zero, qualunque tipo di voglia a zero, a dire il vero.
Pensate che mio marito per Natale mi ha regalato un cofanetto con week end in regalo, una fuga romantica che ho molto apprezzato. Ma ora dove lo piazzo il cantore notturno per il week end? Ad allietare le notti dei nonni? Non mi sembra bello.
E poi se riuscissimo a partire, in questa condizione di sonno-astinenza-dipendenza comunque cercheremmo una proposta tipo "Week end di sonno"...forse non era quello che aveva in mente mio marito.

PASSERA'?
Lo so.
Lo spero, ma per favore ditemelo anche voi, ne ho proprio bisogno.

20 febbraio 2013

IO VOTO (me l'ha insegnato mia nonna)

Mia nonna era analfabeta.
Analfabeta sul serio, non sapeva nè leggere nè scrivere. Neppure il suo nome.
Mamma orgogliosa di sette figli possedeva la saggezza dell'esperienza e di un'acuta intelligenza.
Mia nonna era analfabeta ma votava.
SEMPRE.
Da quando ha potuto.
Il giorno in cui si votava si preparava con cura:  indossava il suo vestito più bello e un filo di perle.
A me adolescente, vederla uscire vestita a festa per raggiungere il seggio mi faceva sorridere.
Le ultime volte l'ho accompagnata anche io.
Fuori dalla sede osservava attenta i simboli delle varie liste e pretendeva che le leggessi i nomi dei partiti indicando con il dito il simbolo corrispondente. Era concentrata in quel momento, era palese. Sicuramente memorizzava.
Poi entrava distinta, quando gli scrutatori leggevano il suo nome sorrideva e quasi con orgoglio accedeva alla cabina con la scheda e il lapis in mano. Una delle poche volte che la sua mano ha tracciato un segno e che la sua opinione è rimasta impressa sul foglio.

Mia nonna non mi ha mai detto per chi votava.
Mi ha però raccontato di quando il voto le era negato e di quanto fosse importante poter esprimere la propria opinione, di quanto questo per lei non fosse per niente scontato e credo che non l'abbia mai sfiorata l'idea di non partecipare ad un'elezione.

Per mia nonna votare era un diritto ma anche e sopratutto un dovere.

Così IO VOTO sempre.

Per una convinzione mia e perchè me l'ha insegnato mia nonna.
E questo insegnerò ai miei figli.

Non sia mai che qualcuno si possa svegliare una mattina e pensare che chiedere l'opinione sia un aspetto irrilevante...sarebbe un guaio, un guaio serio.

31 gennaio 2013

Facilitare la nanna: cuscino con noccioli di ciliegio


Quando entro nel mio letto in inverno adoro trovare il tepore dello scaldasonno ad accogliermi. Già quando spingo l'interruttore ON pregusto il momento di entrare sotto le coperte. Quel calduccio mi avvolge e passo al sonno in un nano-secondo.
 
Così ho pensato: perchè non far trovare un po' di calduccio anche ai miei piccoli nel loro lettino?

L'idea mi è venuta sopratutto quando con l'irrigidirsi delle temperature nel mese di novembre ho notato che Acciuga, che si addormentava alla poppa, avvolto dal calduccio del mio abbraccio sistematicamente si svegliava appena lo mettevo nel lettino forse disturbato dal rapido cambio di temperatura.
Così ho pensato di provare a scaldare anche il letto dei miei piccoli in modo da rendere ancora più accogliente l'ingresso sotto le coperte e conciliare il loro sonno.
 
Tra le varie soluzioni in commercio ho scelto di usare i cuscini con dentro i noccioli di ciliegio.
Le  ragioni sono principalmente due: la sicurezza e il fatto che si tratta di materiali del tutto naturali.
Le varie boulle di acqua calda, i vari scadini elettrici non mi davano una grande affidabilità nel lettino di un neonato, se si fossero accidentalmente rotti o avessero versato il loro contenuto scottando i bambini?
Il cuscino con i noccioli di ciliegio è un sistema semplice, naturale, ma a mio parere geniale: un sacchetto di stoffa riempito di noccioli di ciliegio che si scalda per qualche minuto in forno o nel microonde ed è pronto all'uso. Nasce per dare sollievo a contratture, mal di collo e schiena, ma anche come coccola per conciliare il sonno dei più piccoli funziona alla perfezione.

I nostri cuscini li abbiamo scelti insieme a Birby su questo sito: www.nocciolidiciliegio.it   che ha una gran varietà di prodotti anche adatti ai più piccini.
Se siete un minimo pratiche di macchina da cucire esiste anche la possibilità di fabbricarsi dei cuscini acquistando noccioli sfusi (li vendono anche sul sito che ho segnalato) oppure si possono raccogliere i noccioli quando si mangiano le ciliegie, ma il sistema per la pulitura è piuttosto macchinoso e secondo me non ne vale un gran che la pena.
Il tepore si mantiene a lungo senza pericolo di scottature.

 

Birby annusa il cuscino caldo perchè effettivamente odora di buono, lei dice "di pane", abbraccia il suo cuscino e spesso si addormenta mettendolo sulla pancia.
Per Acciuga uso il cuscino per scaldare il lettino mentre gli metto il pigiamino e quando lo metto a letto posiziono il cuscino al suo fianco così che possa godere del tepore.
 
E aspettare quel minutino perchè si scaldi in cuscino nel microonde è diventato uno dei tanti rituali della buonanotte, una vera a propria piacevole coccola in questo freddo inverno.

23 gennaio 2013

Primo incontro

Era primavera ed ero in palestra. Frequentavo il corso di Karate da un paio d'anni con un'amica.
Una vera e propria folgorazione per quella disciplina così dura, così rituale ed antica, così profonda.
Nella fatica, nel sudore dell'allenamento, in quel silenzio imposto durante gli esercizi, ingabbiavo e scaricavo le energie esplosive dei miei venti anni.
Non perdevo una lezione.
 
La prima immagine che ho di lui è un controluce di spalle.
 
Appare in fondo al dojo ad allenamento iniziato.
" E questo chi è?" penso.
Indossa il kimono e una cintura blu. Saluta gli altri con confidenza.
" Però che belle spalle" mi sorprendo a pensare.
Poi si gira e di colpo incontro il suo sguardo.
Ma che razza di occhi. Rimango senza fiato. Verdi chiarissimi, quasi gialli molto simili a quelli di un gatto. Non so perchè ma il mio cuore comincia a galoppare.
 
Il maestro scandisce la sequenza degli esercizi che io eseguo in automatico. Nella mia gola un groppo, nel mio cuore stampati, quegli occhi verdi.
Lo osservo a distanza incuriosita per tutta la lezione cercando di valutare approssimativamente quanti anni possa avere, cosa non proprio facile. Con il kimono infatti, siamo un po' tutti uguali, io a dir la verità sembravo proprio una bambina della scuola media anche se avevo vent'anni. Il kimono annnulla gran parte delle differenze, che tu sia giovane, vecchio, donna, uomo o ragazzino, che tu sia operaio o manager, ricco o povero, quella veste bianca annulla tutto. In quel momento sei un praticante e quello che ti contraddistingue è solo il colore della tua cintura che indica il livello di esperienza.

Poi arriva il momento del combattimento a coppie.
Ci posizioniamo in ordine di grado e ci mettiamo uno di fronte all'altro. Combatto con il maestro. Sono un po' distratta e non riesco bene a parare qualche pugno che mi arriva di striscio. La pelle mi brucia, ma non sembra interessarmi un gran chè. Con la coda dell'occhio seguo il nuovo arrivato. Il maestro comanda di fermarsi e di cambiare le coppie.
 
Quegli occhi verdi sono di colpo ora di fronte a me.
Mi fissano. Occhi negli occhi. Come in ogni combattimento.
Mi fissano, stavolta sento che non è come in ogni combattimento. In quegli occhi mi perdo.
Mi assento e non sento il comando dell'attacco.
Un pugno controllato ma deciso mi colpisce in piena pancia.
Occhi verdi, non scherzi! Bel contatto!
Cado all'indietro seduta in terra.
Mi raggiungi e mi porgi la tua mano per rialzarmi. Quel contatto mi fa vibrare dentro qualcosa. Mi chiedi se è tutto ok, e per la prima volta sento la tua voce. Mi incollo a quegli occhi col cuore che batte.
 
Quanta strada da quel primo incontro-scontro.
Quegli occhi verdi hanno poi avuto un nome, un sapore, un profumo e sono diventati presto il centro dei mie pensieri. Il nostro amore, nato in un dojo, è cresciuto con tempo ed è diventato la nostra scommessa.  Ci sono state tante uscite insieme, qualche viaggio, un matrimonio, una casa, due figli, il lavoro che cambia, gioie e dolori e la vita quotidiana insieme.
E proprio oggi che i doveri e le incombenze ci risucchiano, proprio oggi che sento il peso e la fatica della quotidianità proprio oggi mi piace ricordare quel giorno.
Per riassaporare il momento in cui i nostri sguardi si sono incontrati ed è nato tutto.
Ironicamente, da un pugno.

21 gennaio 2013

La sicurezza dei confini


Vi osservo dormire bambini miei.
Tu nella tua cameretta,  i tuoi riccioli ribelli, nel tuo letto da grande con la sbarretta per non cadere e tu piccino mio nel tuo lettino a cancelli, ancora nella nostra camera.
 
Quanto vi rendono ancora così diversi i tre anni che vi dividono. Due mondi che si sfiorano appena.
 
C'è un aspetto comune nel vostro dormire...state entrambi sul bordo, appoggiati al confine.
Tu sbuchi appena dal piumone e te ne stai letteralmente incastrata tra il materasso e il muro che fiancheggia il tuo letto. Ti addormenti nel centro, ma appena scivoli nel sonno torni sempre lì, in quella fessura con la schiena appoggiata al muro. Lo cerchi quell'appoggio, quel confine, che sembra darti sicurezza.

E te piccino hai lasciato la culla di vimini da un paio di mesi per il lettino. I primi giorni non sono stati facili, faticavi a prendere sonno. Troppo spazio, ho pensato. Ti mettevo giù e aprivi le braccia cercando il bordo "quel confine" che nel lettino ti sfuggiva.
Poi ho capito e ci ho messo un asciugamano arrotolato per rimpicciolire lo spazio. A quello ti appoggio quando ti addormenti e  sereno ti affidi al sonno.
 
Mi fate riflettere bambini, anche per il vostro modo di dormire.
 
E' nostro compito di genitori delimitare i confini entro cui dovrete muovervi quando i vostri occhietti sono svegli, nella vita.
Lo so già, lo sperimento già con Birbina, non è compito facile.
 
Regole, divieti, concessioni, contrattazioni che disegnano l'argine d'azione entro cui vi muovete.
Ne avete bisogno di questi confini, per muovervi sereni e crescere.
Ne avete bisogno di questi confini, il vostro modo di dormire lo racconta senza parlare.
Ne avete bisogno di questi confini per appoggiarvi e sorreggervi.
 
Limiti e margini che vi danno sicurezza.
 

15 gennaio 2013

ho quasi 4 anni e ciuccio


Alle soglie dei suoi quattro anni Birbina è un vulcano di energia.
Una bimba vispa, allegra e solare. La maestra la definisce SPLENDENTE perchè dice che ha sempre il sorriso.
 
Alle soglie dei suoi quattro anni Birbina ciuccia ancora.
Di notte sopratutto, ma anche quando torna dall'asilo ed è un po' stanca.
 
E' grande, lo so e quella consolazione così infantile e così deleteria per il suo palato e il suo sorriso dovrebbe già essere un ricordo da un pezzo.
La responsabilità è mia, ne sono consapevole.
Dalla prima volta che alla visita dei tre anni la pediatra mi ha suggerito di far sparire il ciuccio ne è passato di tempo e i suoi dentini hanno preso la piega a coniglietto.
A mia parziale discolpa posso dire però nel nel frattempo sono accadute diverse cose. Il cambio di asilo per Birbina, la nascita del fratellino, il mio rientro al lavoro.  Tutti eventi potenzialmente destabilizzanti a cui la nostra donnina mignon ha reagito con positività ed adattamento e... ciucciando.
A dir la verità quel ciuccio un po' comodo l'ha fatto anche a me in tante situazioni: per sedare un capriccio, per farla rilassare, per accelerare una nanna, sopratutto quando anche io ero stanca, come subito dopo la nascita di Acciuga e  come ad esempio ora che il furbino ha smesso di dormire la notte ( speriamo passi).
Su questo tema il mondo intero si sente in dovere di correre in mio aiuto dispensando consigli e tecniche varie:
  • buttalo dalla finestra,
  • fallo sparire che piangerà tre giorni ma poi se lo dimentica, 
  • lasciale un biglietto quando torna dall'asilo con scritto " il ciuccio l'ho preso io" firmato la Befana,
  • fagli un buco in cima
Io proprio non ce la faccio. Non ora almeno.
Qualche volta penso che forse piano piano lascerà il ciuccio da sola, forse si stancherà e quando sarà pronta smetterà di ciucciare. Io la incalzo spesso proponendole le varie possibilità " lascialo alla befana che ti porta un regalo, alla fatina dei denti che lo porta ai bambini poveri, guarda che sei grande ormai, lo sai che il ciuccio è stanco e vuole andare in vacanza" ma a quanto pare non sono un gran chè convincente perchè lei zitta zitta allunga la manina e afferra l'incriminato ciuccio e se lo ficca in bocca.

P.S. ironia della sorte il piccolo Acciuga che sarebbe legittimato a ciucciare, il ciuccio lo rifiuta proprio...farebbe tanto comodo, certe notti!

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